Gente di mare
[2018]
Storie e persone di Riviera nei racconti di Mario Dentone pubblicati sul “Secolo XIX”
Quando — ormai, dieci anni fa — proposi a Mario Dentone di iniziare a collaborare con l’edizione Levante del “Secolo XIX”, scrivendo sui nostri borghi e della nostra gente, sapevo che il risultato sarebbe stato un prodotto di alta qualità, capace di dare valore aggiunto alle pagine di cronaca locale.
Ma sapevo anche che si trattava di una sfida audace, al limite della temerarietà. Ripristinare il format del racconto nell’era della comunicazione digitale, quando un’alluvione di notizie diffuse con ogni mezzo fa sì che tutto si bruci in pochi istanti e la scommessa è quella di riuscire a trattenere l’attenzione del lettore per almeno qualche secondo, poteva sembrare una follia. Un azzardo, quanto meno.
Mai avrei immaginato che quelle pagine — nel frattempo, arrivate a diverse centinaia — sarebbero diventate oggetto di vero e proprio culto da parte di tanti fedelissimi del “Decimonono”.
Lettere, email, telefonate: ne sono arrivate valanghe, in redazione. Tutte di persone che, esprimendo gratitudine e pure, non di rado, commozione, ci raccontano di riconoscersi — di più: di “ritrovarsi” — in quelle stesse storie, in quegli stessi luoghi narrati da Mario. Nel profumo dell’erbino raccolto nei boschi a Natale per fare il presepe. Nel rumore della risacca che scandisce come un respiro la vita di questi borghi, costruiti a un passo dal mare. Nei volti rugosi, solcati dal sole, segnati dallo scirocco e dal salino — duri, e al tempo stesso così dolci — dei nostri vecchi, specie di quelli dei quali ci appartiene, ormai, solo il ricordo.
I racconti di Mario provocano emozione. Che è cosa diversa dalla nostalgia. Come una vecchia fotografia dimenticata per lungo tempo in un cassetto e che, quando ti ricapita tra le mani, non riesci a celare a te stesso lo stupore — sì, eravamo proprio così, ed eravamo noi — e ti sembra che il tempo non sia mai passato.
“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”: Dentone ha mandato a memoria la lezione di Pavese. E ne ha fatto l’archetipo della sua narrazione.
Le sue pagine hanno contribuito a ricostruire un pezzo della memoria collettiva di chi è nato ed è vissuto in Riviera o di chi, semplicemente, l’ha scoperta ed amata. E continuano ad assolvere a questa funzione. Aiutandoci a recuperare il profilo più intimo e vero della nostra identità.
Per questo sono preziose. Per questo — esaudendo un desiderio espresso da molti — oggi si sono trasformate in un bellissimo libro, una raccolta di racconti che, questo è l’auspicio, sarà la prima di una serie.
Perché un paese ci vuole. E raccontarlo è bellissimo. Ma leggerlo, lo è persino di più.
Roberto Pettinaroli
Responsabile Edizione Levante “Il Secolo XIX”
» Vedi qui tutti i 685 racconti pubblicati settimanalmente dal 2009 su Il Secolo XIX, per gentile concessione dell'Editore