Anche il cielo è caduto
[2007]
Stavolta nessun personaggio della mia vita culturale, nessun “mostro sacro” da far vivere in scena, anzi: migliaia di persone qualunque, antitesi di personaggi, e mostri, quelli sì, però veri, autentici…
11 settembre 2001… Pomeriggio in Italia, mattino a New York… Ero in ufficio quando qualche voce sommessa tra uffici, telefoni e corridoi della grande azienda, cominciò a dire che forse a New York stava accadendo qualcosa di impensabile, di inimmaginabile… Subito uscirono dai cassetti le radioline che gli appassionati di calcio tenevano pronte, con l’auricolare, per ascoltare di nascosto le partite delle loro squadre quando si giocavano in turni pomeridiani infrasettimanali, oppure le tappe del Giro o del Tour. Ma quel pomeriggio nessuno nascose radiolina e auricolare, e nessun dirigente di passaggio si sarebbe azzardato a fare un rimprovero: vere e proprie belve avevano lanciato due aerei carichi di passeggeri contro le Torri Gemelle, simbolo mondiale dell’efficienza, del forsennato vortice del lavoro quotidiano nella più grande metropoli del mondo, nell’ora di punta dell’avvio della giornata lavorativa. Tutto calcolato con precisione diabolica. Altri due aerei intanto venivano lanciati contro il Pentagono, cuore della strategia militare non solo americana, e contro chissà cosa, visto che i passeggeri del quarto aereo riuscirono a farlo precipitare in un bosco…
I morti? Migliaia, sì migliaia, gente che si gettava da novanta piani pur di non morire soffocata dal fumo e dalle fiamme, sperando i morire nel vuoto, prima di morire a terra sfracellata…
E un collega passò tra gli uffici esultando: “Chi la fa l’aspetti!” ridendo: “Chi semina vento raccoglie tempesta!”… Corrergli dietro? Calci e pugni? No, non ne valeva la pena, era un fanatico politico come quei fanatici cosiddetti religiosi che avevano dirottato gli aerei… Soffocai la mia rabbia e il mio schifo verso questo mondo gettando giù, letteralmente gettando giù questo atto unico, immaginando il crollo non delle due Torri a New York, ma il crollo del cielo, che quel giorno fu la stessa cosa…