Al Mattino Era notte
[1983]
Ma il vero titolo del romanzo doveva e voleva essere Amen, che altro non è se non l’acrostico con le inziali, appunto, del titolo. E Amen sta a significare la fine, la chiusura, il “così sia” non certo liturgico, ma qui generico, di una fase, di un pensiero e soprattutto di un ben preciso momento della mia vita generazionale, con riferimento infatti alla generazione comunemente definita del ’68.
Nacque così la figura di Silvano Allegri, l’utopista del ’68 che avrebbe dovuto cambiare, cioè migliorare, il mondo e soprattutto l’uomo, il sognatore (quello che Luigi Tenco chiamò “l’acchiappanuvole”) di una società giusta, libera davvero, una società dove cultura e lavoro fossero tutt’uno con studio e gioventù. Silvano è l’intellettuale che sciopera, fin da studente, manifesta, scrive su un giornale di sinistra e non accetta compromessi, illuso che nel suo mondo, nella sua idea di sinistra, non se ne presentassero, fino a quando… capisce e, per fare rima, sparisce…
Forse si suicida per realizzare nell’unico modo il suo sogno di società impossibile? Oppure va in cerca della famosa isola che non esiste? Oppure ancora… qualcuno lo sta cercando, come lui è andato a cercare il silenzio del deluso, per riscattare la sua interiore serenità… Infatti… Ecco perché nella mia generazione Al Mattino Era (aggiungerei qui: Già) Notte…