Il cacciatore di orizzonti
[2012]
Ormai marinaio e padrone marittimo, il giovane Geppin da Moneglia diventa cacciatore di orizzonti sempre più lontani. Studia di notte per diventare capitano di lungo corso, poter affrontare gli oceani e doppiare un giorno Capo Horn, il mito, la gloria e la paura di chi va per mare. E intanto naviga verso Corsica, Sardegna, la Grecia, con i tre vagabondi del porto di Genova che nessuno voleva a bordo: Toni e Battì, i due fratelli senza famiglia, e Gu, il negro, rimasto solo durante il viaggio della speranza dalla costa africana verso la Liguria. E in quei primi viaggi ancor chiusi nel Mediterraneo, comincia a guardare l’altro orizzonte, di là da Gibilterra, la porta degli oceani, e il sogno continua. Vede gente, salva schiavi in fuga, e incrocia, verso la Grecia, una goletta che appare in piene vele ma senza marinai, e invece…
Andando per mare Geppin scrive lettere alla sua Luigia, che diverrà sua moglie, la cui vita è attesa e sguardo, anche per lei, all’orizzonte. Sempre l’orizzonte. E conosce il corsaro Bavastro, mito genovese veramente esistito, eroe o criminale? Sarà la storia a decidere.
Scrutando quel mare che gli è entrato dentro, nell’anima, nel naso, negli occhi, nelle orecchie, Geppin ricorda se stesso zavorratore undicenne, a caricare sabbia per i brigantini destinati alle grandi traversate oceaniche, poi sui leudi di Messier, da dove iniziò la sua vita di marinaio e poi di padrone, quando comprò la vecchia tartana ed ebbe il suo primo equipaggio, quando affrontò i pirati che a quel tempo dominavano i mari, quando capì che sul mare la paura non può esistere, perché il mare «sente» se hai paura e in realtà vuole essere solo rispettato.
Il secondo capitolo della vita avventurosa di Giuseppe Vallaro di Moneglia, padrone di barchi, di onde e di vento, protagonista della grande epopea ottocentesca dei marittimi liguri e cacciatore di orizzonti irraggiungibili.